Ecco Emilio, giovane prete in mezzo a un gruppo di ragazzini allegri e vocianti. È l’autunno del ’43. Emilio ha fatto il suo primo anno di sacerdozio a Sestri Levante, come viceparroco di Santo Stefano del Ponte. Da qualche mese è a Lerici, vicario nella parrocchia di San Francesco, dove rimarrà fino a giugno del ’44. Siamo nel pieno della guerra.
Quando lascerà Lerici per andare come curato in una parrocchia del capoluogo, La Spezia, Emilio scriverà a questi ragazzi: «Ricorderò sempre le giornate della gioia rumorosa tra i pini al mare; bello quel prorompere di vita … Vi ho sempre seguiti passo passo, giorno per giorno; ho vissuto sempre la vostra vita, dalla casa alla scuola, dalla chiesa al gioco, nella gioia e nella pena, sperando e trepidando per voi, pregando e sacrificandomi con un solo desiderio: veder crescere in voi Gesù, additandovi nel Tabernacolo l’Amico, nell’Eucaristia il pane dei forti».
In questa lettera del ’44 Emilio, che si è schierato dalla parte della Resistenza, scrive a un amico, firmandosi Hidalgo: «Fate pure — come propone Nostromo — le vostre adunanze segrete. Badate però a non destare sospetti: non siate esclusivisti ma per ora è bene che il gruppo resti ristretto e mantenga tutto il riserbo. Sono informato che nell’alta Italia si preparano grandi cose per domani».