La nostra religione com’è? È dentro come fuori? Abbiamo portato in processione la Madonna per le vie del paese, ma siamo disposti a lasciarci portare da lei?
Dopo l’ambasciata a Roma e una borsa di studio a Gerusalemme, Emilio torna al servizio pastorale in una parrocchia, questa volta a Bonassola, dove resterà più di tre anni, tra il 1985 e il 1988. Si presenta con una lettera indirizzata “a tutti i bonassolesi residenti e villeggianti”. La scrive nel giorno della festa per la Madonna del Rosario, il 6 ottobre 1985, dopo aver assistito alla processione che ha portato la statua della Vergine lungo le strade di Bonassola fino al mare.
«Bello codesto omaggio popolare reso a Colei che è la gloria del nostro popolo, e reso nel modo fervido e umile come s’addice a Lei “umile e alta più che creatura”».
Emilio è confortato dalla buona accoglienza, dalla simpatia, dal consenso che ha ricevuto e che «non si è formato – scrive – attorno alla mia persona, ma attorno alla Parola, che non è mia, ma che a me è stata affidata perché l’annunciassi, la parola di Dio, la parola del Vangelo… Sono qui per voi, ma sono convinto che non potrò essere qui per voi se non sarò qui con voi».
Emilio si rivolge a tutti: ai giovani come portatori di novità, agli anziani come custodi della tradizione, che, «se non è pigra ripetizione del passato, assicura la continuità della vita… Non basta conservare il passato, occorre andare avanti, vivere il presente per preparare il futuro. Ma tutto questo (presente, passato, futuro) deve trarre alimento e ispirazione dalla parola del Signore che rimane in eterno».
La festa religiosa più importante a Bonassola è quella della Madonna del Rosario.
Il 5 ottobre 1986 Emilio si rivolge ai fedeli con un discorso di cui si conserva l’autografo: sei piccoli fogli. ‘Intus ut exterius’: Emilio parte da questa frase in latino incisa sulla fontana marmorea della sacrestia. «Dentro come fuori, hai le mani pulite, ma il tuo cuore è pulito? E allora mi domando stasera, o fratelli di Bonassola: la nostra religione com’è? È dentro come fuori? E questa festa è davvero lo specchio dei nostri sentimenti profondi e atteggiamenti profondi?…Tradizione non significa ripetizione di parole e di gesti senz’anima, ma ricerca costante e riscoperta continua delle ragioni profonde, della ispirazione originaria che ha innalzato questa chiesa e scolpito questa mirabile immagine della Madonna del Rosario, che costituisce il simbolo più bello di Bonassola». Emilio si fa allora severo, anche duro, fino a parlare di «torpore spirituale in cui Bonassola sembra assopita». Per uscirne non c’è altro modo che affidarsi alla Parola di Dio. E così conclude: «La festa non può finire qui stasera, è finita di fuori, deve continuare dentro… Nessuno resti sordo alla voce di Colui che è alla porta e bussa».
«La parola di Dio, unica ragione della mia vita»: Emilio lo dichiara ancora una volta nel saluto con cui si congeda dai bonassolesi il 6 novembre 1988. «Sono sempre più convinto che i nostri paesi di lunga tradizione cristiana hanno urgente bisogno di riscoprire il Vangelo e di accoglierlo umilmente e lietamente come messaggio capace di operare un vero risveglio religioso». Qualche risultato Emilio comunque lo ha visto, perciò ricorda con commozione “gli incontri biblici del giovedì sera, quando l’ascolto della Parola diventava scambio fraterno in un’atmosfera di preghiera”.